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and finally the condemnation arrived

To all comrades and to those who signed the original letter

We are writing to you after the termination of the first instance of the trial for defamation in Aquila  which began in January 2018, in which three comrades were taken to court after the letter we all signed. The Court of L’Aquila opened a trial for three feminist activists called to answer for aggravated defamation against Valentini, the lawyer of the former soldier Francesco Tuccia. According to the letter written by the feminist activists who attended the trial hearings, every level of the judgement exposed the young woman to new and further humiliations. Valentini was invited at the International women’s house in Rome for another event related to the earthquake of Aquila. The group of feminists wrote this letter explicitly describing what happened and who Valentini was and asking not to allow him in such a symbolic and important place for women in Rome).

The trial was very fast and ended during summer 2019, after only two judicial hearings. Three comrades were convicted of “defamation without any aggravating circumstance of intentionality”. All the phases that  this story has gone through over the past few years are described in our blog ciriguardatutte.noblogs.org . During the trial they didn’t accept the defense texts that that would have given account of the circumstances and the political background in which the letter was written, or context from the city of Aquila where certain information about the lawyer Valentini was already common knowledge. This situation was explained during the hearing and the Judge himself has admitted that the dissemination of the letter was very limited, i.e. to a closed mailing list, with very few subscribers, a cc between friends, a chat on messenger. These aspects can give you a hint of the orientation of Aquila court, that certainly did not absolve a independent feminist group that pushed another feminist organisation such us “La casa internazionale delle donne” – “The international women house of Rome” not to let in the lawyer Valentini.

The justice of the court does not judge circumstances and context where the facts take place, but rather the political and social personality of who the person who has carried out the alleged crime, it’s a political fact that we  know very well, but we tend to forget it. Another aspect that we have previously underlined  it was the use of alleged crimes of defamation against feminist solidarity groups within rape trials, linked to how it is used against the women who go through violence and report it. Even the political use of defamation crimes should not surprise us, but rather pushing us to reflect on the inability of the penal code to be neutral or rather to be critical. During these years we discuss  the different political points, but we did not succeed in resolving this contradiction: we don’t want to deal with patriarchal justice, but it watches over us all.

Today, we have to pay a huge amount of (2.000 euro for each of us) because the sentences of the three comrades is security for the damage and offense caused to the lawyer Valentini, as well as the trial expenses of (3.500 euro). This is an advanced payment for the compensation request of lawyer Valentini. What struck us most is that  Valentini wants to donate the sum of 6.000 euro to “Telefono Rosa” (telephone number for women victims of violence. What a joke!). This pink washing action is obviously a provocation by the lawyer Valentini, but we are sure that women will be able to answer to this situation in the right way. We ask all of you that have supported us during these years to continue your solidarity through this financialstage.

Once again we would like to show that the three comrades are not alone and they represent all of us. So they will not deal personally with this financial sentence.

Perché ci riguarda tutte, perché se toccano una toccano tutte!

It concerns all women/all of us, because if it affects one it affects all of us. if it affects one it affects all of us.

If you want contribute send an email to
ciriguardatutte@inventati.org

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Giunse al fin la condanna…

Si è concluso il primo grado di giudizio del processo per diffamazione che ha visto tre compagne imputate a partire dalla famosa lettera che tutte abbiamo firmato.

Il processo è stato celebrato rapidamente in due sole udienze a ridosso dell’estate 2019, portando alla condanna delle tre compagne per il reato di diffamazione senza aggravanti di intenzionalità.
Nel processo non sono stati accettati i testi della difesa che avrebbero dato conto, tanto delle circostanze e del contesto politico in cui nasceva la lettera, quanto del contesto aquilano dove alcune informazioni su Valentini erano in qualche modo opinione diffusa. Nonostante questo impedimento, il dibattimento ha messo bene in evidenza, con perizie tecniche, la ristrettezza della diffusione della lettera. Come ammissione dello stesso giudice, si è trattato di una diffusione molto molto ridotta, una mailing list chiusa, con pochissime iscritte, un cc a tre amiche, una chat di messanger.
Il fatto che la giustizia dei tribunali non giudichi le circostanze e i contesti in cui avvengono i fatti, bensì la personalità politica e sociale di chi li compie, è un dato politico che conosciamo ma tendiamo a dimenticare. L’altro elemento che anche in passato abbiamo sottolineato è l’utilizzo del reato di diffamazione per colpire la solidarietà femminista nei processi per stupro, in continuità con come viene usato contro le donne che denunciano le violenze subite. Anche questo utilizzo politico del reato di diffamazione non ci dovrebbe sorprendere ma spingerci a riflettere sulla impossibilità della neutralità del codice penale e dell’apparato legislativo tutto.

Oggi ci ritroviamo che dobbiamo pagare una cifra consistente perché la condanna alle tre compagne è di fatto tradotta nel pagamento di una provvisionale per il danno arrecato all’avv. Valentini (2.000 euro per ciascuna), più ovviamente le spese processuali ( 3.500 euro) per un totale di 9.500 euroiniz. La provvisionale è solamente un anticipo sulla richiesta di risarcimento che l’avv. Valentini può presentare in sede civile…

Vogliamo sostenere le tre compagne anche in questa fase di repressione economica con iniziative benefit per le spese e chiediamo a tutte di aiutarci in questo sforzo collettivo di far fronte alla pena pecuniaria.

Perché ci riguarda tutte, perché se toccano una toccano tutte!

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L’Aquila, 31 Maggio 2019.

Si è svolta la prima vera udienza del processo per diffamazione intentato dall’avv.Antonio Valentini (difensore, in un altro conosciutissimo processo per stupro, del militare Francesco Tuccia) contro tre donne.

Dopo un ennesimo tentativo del giudice di far conciliare le due parti, tentativo fallito e che ha preso le prime due ore di discussione dentro e fuori dell’aula, si è dato inizio all’udienza.

L’udienza si è aperta con una discussione tra il giudice, un’avvocata, una testimone e le imputate, se si dicesse avvocata, avvocato, avvocatessa. Discussione terminata con la consultazione da parte del giudice dell’Accademia della Crusca: aggiudicato avvocata!

Sono stati, poi, ascoltati tutti i testi del Pm ed il consulente informatico della difesa, poi le imputate presenti in aula.

Il primo a parlare è stato proprio Valentini che ha esordito parlando di Tuccia come di un “povero cristo”, suscitando una forte reazione delle numerose donne presenti che hanno alzato la loro voce, una delle quali è stata espulsa dall’aula dal giudice.

Il giudice non è minimamente  intervenuto sulla definizione dello stupratore Francesco Tuccia come “povero cristo”, un militare dell’operazione strade sicure che non solo violentò sessualmente in modo efferato una ragazza ma la lasciò sanguinante nel gelo dell’inverno aquilano.

Si è limitato a dire a Valentini di restare nel suo ruolo di testimone e di provare a non “fare l’avvocato”.

Durante l’udienza sono state evidenziate le differenze tra le varie modalità di diffusione della lettera oggetto di querela: una mailinglist chiusa, un cc di mail e una chat di Messenger, ben descritte dal consulente informatico nelle loro caratteristiche di canali ristretti di comunicazione e quindi di poca diffusione.

Questa prima udienza si è conclusa dopo 8 ore con l’appuntamento al prossimo 5 Luglio, data in cui si ascolteranno le arringhe e poi la sentenza.

Invitiamo ancora una volta tutte a venire il 5 luglio con noi all’Aquila. Per prenotare un posto in pullman, scriveteci a ciriguardatutte@inventati.org

Assemblea romana Ci riguarda tutte

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Solidarietà con Silvia e Anna

Solidarietà con le compagne anarchiche in sciopero della fame nel carcere di L’Aquila contro le condizioni detentive a cui sono sottoposte.

Solidarietà a tutte quelle che scelgono di lottare contro l’oppressione e lo sfruttamento,  che resistono all’annientamento quotidiano del carcere di L’Aquila. Un territorio militarizzato dove negli anni la giusta rabbia post-terremoto è stata addomesticata nelle strettoie delle procedure democratiche; dove la diffusione del militarismo come sistema culturale ha fatto accettare che esistessero luoghi nei quali i militari hanno licenza di stupro come nei territori di guerra; dove il potere è così forte che ha costruito un carcere nel quale seppellire vivi la quasi totalità dei detenuti e delle detenute, in un regime che tra le altre cose impedisce di accedere liberamente a libri e ti costringe ad una sola ora al giorno di cortile.

Solidarietà alle le compagne che ci ricordano con la loro lotta che non ci sconfiggono fino a quando riusciamo a reagire insieme, fino a quando gli siamo ancora nemiche e non solo una pratica da gestire.
Solidarietà a chi dentro e fuori le carceri non rinuncia alla propria rabbia, non si accontenta di sopravvivere a questo sistema, ma osa vivere senza fare a meno a parti di sé per accontentare qualcuno.

Assemblea romana Ci riguarda tutte

Testo del comunicato letto in videoconferenza da Silvia durante l’ udienza per l’occupazione di c.so Giulio 45 a Torino del 29 Maggio:

“Ci troviamo da quasi due mesi rinchiuse nella sezione AS2 femminile de L’Aquila, ormai sono note, qui e fuori, le condizioni detentive frutto di un regolamento in odore di 41bis ammorbidito. Siamo convinte che nessun miglioramento possa e voglia essere richiesto, non solo per questioni oggettive e strutturali della sezione gialla (ex-41bis): l’intero carcere è destinato quasi esclusivamente al regime 41bis, per cui allargare di un poco le maglie del regolamento di sezione ci pare di cattivo gusto e impraticabile, date le ancor più pesanti condizioni subite a pochi passi da qui, non possiamo non pensare a quante e quanti si battono da anni accumulando rapporti e processi penali. A questo si aggiunge il maldestro tentativo del DAP di far quadrare i conti istituendo una sezione mista anarco-islamica, che si è concretizzato in un ulteriore divieto di incontro nella sezione stessa, con un isolamento che perdura. Esistono condizioni di carcerazione, comune o speciale, ancora peggiori di quelle aquilane. Questo non è un buon motivo per non opporci a ciò che impongono qui. Noi di questo pane non ne mangeremo più: il 29 maggio iniziamo uno sciopero della fame chiedendo il trasferimento da questo carcere e la chiusura di questa sezione infame.”

Silvia e Anna

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31 MAGGIO INSIEME A L’AQUILA

Sabato 25 maggio ore 20.30 alle Cagne Sciolte, viale Ostiense 137/b cena a sottoscrizione per le spese legali delle imputate all’Aquila.

Il prossimo 31 maggio alle ore 10.30 presso il Tribunale dell’Aquila si svolgerà l’udienza che vede imputate tre compagne per diffamazione, denunciate dall’ avvocato aquilano Antonio Valentini, conosciuto dalle femministe per aver difeso il militare e stupratore Francesco Tuccia.

Nel novembre 2015 l’avvocato Valentini viene invitato ad un convegno, organizzato dall’ associazione Ilaria Rambaldi Onlus di Lanciano, presso la Casa Internazionale delle Donne di Roma, un luogo simbolico per la libertà delle donne. Molte si mobilitano e alla fine la Casa Internazionale segnala all’ organizzazione del convegno che l’avvocato Valentini non può varcare quella soglia, perché indesiderato. Ma l’avvocato Valentini non ci sta e denuncia per diffamazione tre donne, colpevoli di avere diffuso una lettera di un’aquilana in cui si cercava di spiegare alle donne romane chi fosse l’avvocato Valentini.

Il processo è iniziato a novembre 2016. E’ un processo difficile. La Procura ha deciso di portare avanti questa denuncia di diffamazione, basata in realtà su pochi elementi e il giudice Garganella si è espresso ricusando quasi tutte le testimoni della linea difensiva, tesa a dimostrare il comportamento aggressivo e violento tenuto da Valentini nel difendere Francesco Tuccia dall’ accusa di stupro. In quel contesto l’avvocato Valentini aveva definito quello stupro come un “atto sessuale consenziente finito male”. Questo è stato uno dei motivi che hanno spinto le femministe a mobilitarsi per impedire la sua presenza alla Casa Internazionale delle Donne.

Nella prossima udienza verranno sentiti tutti i testi dell’accusa e della difesa. Un’udienza importante, per questo, invitiamo le compagne a mobilitarsi e a venire numerose e rumorose a L’Aquila il 31 maggio 2019.

Ancora una volta CI RIGUARDA TUTTE
Ancora una volta SI VA E SI TORNA INSIEME

Per venire in pullman con noi a L’Aquila scriveteci a: ciriguardatutte@inventati.org

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Sullo stupro di Spoleto: oltre le macerie patriarcali, oltre la paura, l’autoinganno, ci sono possibilità di conflitto e orizzonti di lotta

Non sei sola. Chi lotta non è mai sola e vogliamo prendere parola per farti arrivare tutta la nostra solidarietà e la nostra vicinanza. Vogliamo prendere parola perché conosciamo e riconosciamo quella violenza e quell’atto profondamente conformista volto a mantenere lo status quo e per ribadire con te che essere compagni non costituisce garanzia di “purezza” alcuna dalle forme più meschine di potere e violenza. Mai. Che sono sempre le pratiche a svelare quanto realmente i propri privilegi siano stati messi o meno in discussione e disarticolati.

Prendere parola per ribadire che ciò che separa un atto sessuale dalla violenza è la volontà della persona, libera da imposizioni, di praticarlo o meno: la differenza sta nella manifestazione della libertà di scelta. E che la linea di confine è sempre la libertà di autodeterminazione.

Siamo anche stanche però di trovarci inchiodate a dover esprimere per l’ennesima volta la nostra rabbia, stanche di vedere ai nostri cortei vicini, di fianco, sedicenti “compagni femministi” che pensano di ripulirsi la faccia con una presa di posizione su una general generica lotta alla violenza senza nessun percorso reale fatto, senza nessuna messa in discussione dei propri privilegi.

La realtà è che spesso tutto gira sull’assicurare la riproduzione quotidiana ininterrotta dei rapporti di forza nelle nostre coscienze attraverso la normalizzazione di una cultura solidale con lo stupro atta a perpetrare la subalternità e che in nessun modo mai consente di mettere in discussione la natura dei rapporti e delle relazioni, il modo in cui la sessualità maschile è socialmente costruita nel qui e nell’ora e quanto fondante sia al suo interno la cultura dello stupro.

È invece un continuo dissociarsi, negare, spostare su altri oggetti rimossi e privilegi mettendo sullo stesso piano chi agisce violenza e chi la subisce e praticando un bieco collaborazionismo con lo stupratore. E questo anche all’interno di relazioni tra compagni e compagne.

Per te e per tutte coloro che trovano la forza e il coraggio di ribellarsi alla violenza patriarcale, tutto la nostra solidarietà e complicità profonda.

 

Assemblea romana Ci riguarda tutte

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20 gennaio pranzo benefit a Roma

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25 gennaio nuova udienza all’Aquila

25 GENNAIO 2019 ALL’AQUILA: CI RIGUARDA TUTTE!

Il prossimo 25 gennaio alle ore 12.30 presso il Tribunale dell’Aquila si svolgerà un’altra udienza che vede imputate tre compagne per diffamazione, denunciate dall’avvocato aquilano Antonio Valentini, conosciuto dalle femministe per aver difeso il militare e stupratore Francesco Tuccia.

Nel novembre 2015 l’avvocato Valentini viene invitato ad un convegno, organizzato dall’associazione Ilaria Rambaldi Onlus di Lanciano, presso la Casa Internazionale delle Donne di Roma, un luogo simbolico per la libertà delle donne. Molte si mobilitano e alla fine la Casa Internazionale segnala all’organizzazione del convegno che l’avvocato Valentini non può varcare quella soglia, perché indesiderato. Ma l’avvocato Valentini non ci sta e denuncia per diffamazione tre donne, colpevoli di avere diffuso una lettera di un’aquilana in cui si cercava di spiegare alle donne romane chi fosse l’avvocato Valentini.
Il processo è iniziato a gennaio 2018. E’ un processo difficile. La Procura ha deciso di portare avanti questa denuncia di diffamazione, basata in realtà su pochi elementi e il giudice Garganella si è espresso ricusando quasi tutte le testimoni della linea difensiva, tesa a dimostrare il comportamento aggressivo e violento tenuto da Valentini nel difendere Francesco Tuccia dall’accusa di stupro. In quel contesto l’avvocato Valentini aveva definito quello stupro come un “atto sessuale consenziente finito male”.

Questo è stato uno dei motivi che hanno spinto le femministe a mobilitarsi per impedire la sua presenza alla Casa Internazionale delle Donne. Nella prossima udienza verranno sentiti tutti i testi dell’accusa e della difesa. Un’udienza importante, per questo, invitiamo le compagne a mobilitarsi e a venire numerose e rumorose all’Aquila il 25 gennaio 2019.

Ancora una volta CI RIGUARDA TUTTE
Ancora una volta SI VA E SI TORNA INSIEME

Per venire in pullman con noi a L’Aquila scriveteci a: ciriguardatutte@inventati.org
Per approfondire

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Udienza dell’11 aprile alla solidarietà femminista

Mercoledi 11 Aprile 2018 si è svolta a L’Aquila la prima effettiva udienza del processo che vede 3 compagne denunciate per diffamazione dall’avvocato Antonio Valentini. Per sapere tutta la storia clicca qui.

In questa udienza l’avvocata di Valentini, Marzia Lombardo ha cercato già di andare a processo civile, chiedendo l’accusa di calunnia e il risarcimento di 250mila euro + 50. Il tutto per ora respinto dal Giudice. Si è quindi passate alla presentazione della documentazione e alla proposta dei rispettivi testi.

Il giudice Garganella si è espresso ricusando diversi testi sia da parte di Valentini (pochi e veramente solo quelli a dir poco citati in maniera ridicola) che da parte della difesa delle 3 compagne. In particolare sono stati rigettati tutti i testi della difesa che riguardavano la linea difensiva, tesa a dimostrare il comportamento aggressivo e pesante tenuto da Valentini nel difendere Francesco Tuccia dall’accusa di stupro. In quel contesto l’avvocato Valentini aveva definito lo stupro come un “atto sessuale consenziente finito male”.

Questo comportamento spinse le tre compagne a mobilitarsi insieme a molte altre donne, affinché la Casa Internazionale delle Donne non lo facesse entrare, essendo stato invitato ad un convegno sulla Grandi Rischi da temersi proprio all’interno della Casa delle donne di Roma. In qualche modo ci si aspettava una mossa di questo tipo. Di fatto il giudice vuole restringere il più possibile il campo del dibattimento e rimanere sullo specifico della lettera e della sua diffusione online. Per cui a due compagne non è stato accettato nessun teste se non quello tecnico, specifico alla diffusione della mail che secondo Valentini risulta diffamatoria. Noi tutte che eravamo lì abbiamo scelto di rimanere in aula durante l’udienza e uscendo abbiamo gridato alcuni slogan che sono risuonati nell’edificio del tribunale. Valentini era assente.
Ci siamo dette ancora una volta quanto è importante la nostra presenza , in tante e rumorose.
Appuntamento per tutte alla prossima udienza a L’Aquila il 19 ottobre. Vi vogliamo numerose perché il Giudice ascolterà proprio i teste dell’accusa, in primis l’avvocato Antonio Valentini.

Rassegna Stampa

Le corrispondenze di Radiondarossa
Il servizio del Tg regionale
L’articolo di Ilaria Boiano su Il manifesto
Il fatto quotidiano articolo di Nadia Somma

 

 

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Se c’è violenza sessita anche in aula

Un articolo di Ilaria Boiano di oggi su Il manifesto

L’Aquila. Si apre oggi il processo che mette sul banco dell’accusa le femministe che avevano documentato il trattamento riservato a una donna stuprata.

Questa mattina si apre dinanzi al Tribunale de l’Aquila il dibattimento per tre attiviste femministe chiamate a rispondere di diffamazione aggravata nei confronti del difensore dell’ex militare Francesco Tuccia, condannato definitivamente a sette anni e otto mesi di detenzione per violenza sessuale ai danni di una giovane studente, ridotta quasi in fin di vita dallo stupratore.

Secondo quanto documentato dalle attiviste femministe che hanno presenziato alle udienze del processo, ogni grado del giudizio ha esposto la giovane donna a nuove e ulteriori umiliazioni, come accade ancora a troppe donne, lasciate in balia di molteplici forme della cosiddetta vittimizzazione secondaria, cioè collegata alle regole procedurali, ma anche alle prassi e al trattamento discriminatorio loro riservato sin dalla presentazione della denuncia e poi lungo tutto l’iter giudiziario. Continued…

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