Solidarietà con le compagne anarchiche in sciopero della fame nel carcere di L’Aquila contro le condizioni detentive a cui sono sottoposte.
Solidarietà a tutte quelle che scelgono di lottare contro l’oppressione e lo sfruttamento, che resistono all’annientamento quotidiano del carcere di L’Aquila. Un territorio militarizzato dove negli anni la giusta rabbia post-terremoto è stata addomesticata nelle strettoie delle procedure democratiche; dove la diffusione del militarismo come sistema culturale ha fatto accettare che esistessero luoghi nei quali i militari hanno licenza di stupro come nei territori di guerra; dove il potere è così forte che ha costruito un carcere nel quale seppellire vivi la quasi totalità dei detenuti e delle detenute, in un regime che tra le altre cose impedisce di accedere liberamente a libri e ti costringe ad una sola ora al giorno di cortile.
Solidarietà alle le compagne che ci ricordano con la loro lotta che non ci sconfiggono fino a quando riusciamo a reagire insieme, fino a quando gli siamo ancora nemiche e non solo una pratica da gestire.
Solidarietà a chi dentro e fuori le carceri non rinuncia alla propria rabbia, non si accontenta di sopravvivere a questo sistema, ma osa vivere senza fare a meno a parti di sé per accontentare qualcuno.
Assemblea romana Ci riguarda tutte
Testo del comunicato letto in videoconferenza da Silvia durante l’ udienza per l’occupazione di c.so Giulio 45 a Torino del 29 Maggio:
“Ci troviamo da quasi due mesi rinchiuse nella sezione AS2 femminile de L’Aquila, ormai sono note, qui e fuori, le condizioni detentive frutto di un regolamento in odore di 41bis ammorbidito. Siamo convinte che nessun miglioramento possa e voglia essere richiesto, non solo per questioni oggettive e strutturali della sezione gialla (ex-41bis): l’intero carcere è destinato quasi esclusivamente al regime 41bis, per cui allargare di un poco le maglie del regolamento di sezione ci pare di cattivo gusto e impraticabile, date le ancor più pesanti condizioni subite a pochi passi da qui, non possiamo non pensare a quante e quanti si battono da anni accumulando rapporti e processi penali. A questo si aggiunge il maldestro tentativo del DAP di far quadrare i conti istituendo una sezione mista anarco-islamica, che si è concretizzato in un ulteriore divieto di incontro nella sezione stessa, con un isolamento che perdura. Esistono condizioni di carcerazione, comune o speciale, ancora peggiori di quelle aquilane. Questo non è un buon motivo per non opporci a ciò che impongono qui. Noi di questo pane non ne mangeremo più: il 29 maggio iniziamo uno sciopero della fame chiedendo il trasferimento da questo carcere e la chiusura di questa sezione infame.”
Silvia e Anna
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